MARCELLO CONCARI
PHYSICAL


Physical presenta una selezione di opere pittoriche recenti di Marcello Concari. Il titolo allude alla dimensione terrena degli oggetti raffigurati, non solo per l’attenzione rivolta alla materia di cui consistono, fatta di superfici lucide, riflettenti - eco della pittura olandese del XVII secolo -, ma anche per la portata erotica degli oggetti ritratti che vengono irrorati di un fascino carnale, quasi avessero assunto le energie di chi li ha consumati.
La mostra condivide il titolo anche con la hit di Olivia Newton John, riverbero della fascinazione dell'artista per gli anni Settanta e Ottanta, e le loro sottoculture. Questo interesse è facilmente rintracciabile in Love Lounge (2022) dove lo zeitgeist della club culture rimbomba tra i divani di pelle nera e le luci irridescenti.
Nella stessa maniera l’immaginario dell’artista si fissa su oggetti iconici come il modello “Balorama” di Ray Ban, o un dessert, intrinsecamente kitsch, come in Crème Caramel (2023). Nei dipinti di Concari, non appare la figura umana, ma la sua presenza lascia un segno: sottintende una temporalità delle cose che può dilatarsi o restringersi, caricando il soggetto di storia, di sporco e di vita.

Nicholas Costa

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Marcello Concari (Milano, 1988) ha studiato architettura al Politecnico di Milano, è pittore autodidatta. Vive e lavora a Zurigo. Agli inizi del 2022 ha avuto la sua prima mostra personale presso The Lighthouse a Zurigo.

MARCO EMMANUELE
LA LUPA (PANORAMA)
17.03-29.04.2023


Di sabbia, nebbia e altre avventure marine

Se vi trovaste – raro caso - sulle coste siciliane in un giorno di primavera in cui il caldo vento africano sferza un mare dalle acque ancora gelide è probabile che vi si parerebbe di fronte una lupa. No. Non siete lontani dall’idea comune che questa parola ci rammenda riguardo il celebre mammifero predatore. La lupa di mare infatti, una irta nebbia generata dal contrasto fra i caldi venti africani e le ancora fredde acque mediterranee, deve il suo nome agli ululati che le imbarcazioni producono per segnalare la propria presenza all’interno di questo banco di invisibilità.

Marco Emmanuele (Catania, 1986) da sempre con quel mare ha avuto un filo diretto, un rapporto privilegiato: vuoi perché il suo lavoro ha origine dalla tritatura manuale – o meccanica – dei residui vitrei che il mare rende alle sue coste; vuoi perché da questa sabbia vitrea egli è in grado di creare immagini astratte di paesaggi naturali e floristici, l’artista rende questa materia inerme un organismo vivo in un altro campo semantico, quello dell’arte. Stesa sul supporto ancora calda, la sabbia di vetro è rapidamente spatolata sulla tela in quei pochi minuti che precedono la solidificazione. Da quel momento, nei 2/3 giorni – che poi è anche il tempo massimo di manifestazione della lupa – successivi, Marco Emmanuele lascia seccare l’impasto nell’attesa di mettere finalmente le mani sulla tela. In quel momento si manifesta la lupa: coltri bianche, rosate, verdi invadono lo spazio dell’immagine nascondendoci quanto prima creato. I panorami dapprima raffigurati vengono adagiati, nascosti, coperti da questo granuloso impasto di vetro e sale che, tornando a cristallizzarsi una volta raffreddato, non permette ai nostri occhi di confermare l’immaginazione di quel che c’è sotto. Foglie di cactus, d’origano, di basilico, paesaggi marini, tagli stretti di vedute floreali vengono destinati a vivere al di sotto di questa nuova grana che invade le concavità lasciate nella prima stesura e vi trova dimora, aggrumandosi e sfumando.

Qui e lì affiora la tela, talvolta per simulare una nebbia dal taglio netto e angolare, talaltra per richiamare l’esistenza di un fondo, di un supporto sul quale si origina tutto quel che la sabbia vitrea fa accadere. Paradosso di quella morbidezza di tatto è la durezza formale che affiora, in totale antitesi alla materia granulosa, così dura al tatto ma così morbidamente adagiata. Di qui l’ennesimo legame con la lupa, dolce coltre densa che nega saldamente i panorami retrostanti.

Marco Emmanuele nasce a Catania nel 1986 e nel 2010, per seguire gli studi d’Architettura, si trasferisce a Roma, dove tutt’ora vive e lavora. L'artista utilizza diverse materie - ceramica, ferro, vetro – a partire dal detrito come testimone della colonizzazione e all'alterazione dei luoghi da parte dell’uomo. Nel 2019 nasce la serie delle ISO, opere in sabbia di vetro nelle quali l’artista – rievocando il meccanismo ISO degli obiettivi fotografici – aumenta di volta in volta l’impatto della luce nel suo lavoro facendosi da parte in una deriva astrattizzante per la quale è sempre più difficile rintracciare i soggetti figurativi all’interno della stesura delle sabbie di vetro. Ad oggi il suo lavoro ha raggiunto la ISO #140.

Massimo Belli

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Marco Emmanuele
(Catania, 1986), ha compiuto studi in ingegneria e architettura.
Fra le mostre annoveriamo: Arte circolare, a cura di Spazio Taverna, MAXXI, Roma, 2023; Amici o pittori, Fondazione Pastificio Cerere, Roma, 2023 (personale); Camera Tripla, a cura di Leonardo Regano, Labs Contemporary Art, Bologna, 2022; MilanoVetro, Castello Sforzesco, Milano, 2022; Temporary Autonomous Zone, a cura di Riccardo Paris e Spazio Y, Galleria d’Arte Moderna, Roma, 2022; 10.000 seahorse power, Hypermaremma, Maneggio di Sant’Irma, Capalbio, 2021 (personale); Love letters, a cura di Roxane Bovet e Yoan Mudri, Istituto Svizzero, Roma, 2021.